Nuove regole per Forex e Criptomonete Legali

Importanti novità nel mondo del Forex, con l’entrata in vigore dall’1 agosto delle nuove norme dell’ESMA sul Forex e CFD trading. Ma entriamo nei dettagli e scopriamo assieme che cosa  è cambiato per chi fa trading online

Nuovi requisiti da rispettare

In seguito ai nuovi requisiti introdotti dall’ESMA è cambiata la normativa in vigore sul Forex & CFD Trading. Le nuove norme sono ufficialmente entrate in vigore da ieri 1 agosto e chi opera con il trading online, usando broker e piattaforme europee, è tenuto a rispettare i nuovi requisiti. Dal punto di vista pratico, il trader non deve fare nulla, tranne leggere attentamente il nuovo regolamento, prestando soprattutto attenzione alla parte concernente la leva finanziaria massima applicabile per singola categoria di asset, quali cambi, azioni, materie prime, criptovalute e così via.

Attenti comunque a non confondervi. La nuova normativa riguarda solamente il Forex & CFD Trading, non interessa invece il trading binario. A tal proposito è bene ricordare che in Europa le opzioni binarie sono vietate sempre per provvedimento dell’ESMA. In base alla nuova normativa in vigore possono fare trading binario solo gli investitori professionali.

Cosa cambia?

Scendendo nei particolari e soffermandoci al CFD Trading, ricordiamo che le principali novità riguardano margini e leva finanziaria. Il margine richiesto aumenta mentre la leva applicabile diminuisce. In particolar modo per quanto concerne i margini, l’ESMA ha imposto l’aumento della somma di denaro richiesta al trader per progettare i propri investimenti. Lo scopo è quello di fare in modo che i trader non perdano più denaro di quanto investito nella loro attività di trading. Uno dei principali svantaggi del Forex & CFD trading, infatti, è sempre stata la possibilità di registrare forti perdite.

I nuovi requisiti ESMA sulla leva finanziaria nel Forex & CFD Trading, inoltre prevedono una riduzione della leva, ovvero dello strumento che permette ai piccoli trader di potersi esporre con un capitale molto più alto di quanto effettivamente a disposizione. Uno strumento, quindi, che ha permesso fino al 31 luglio di  moltiplicare i guadagni, ma anche, purtroppo, le perdite. Prima dell’entrate in vigore della nuova normativa, infatti, ciascun trade poteva investire con una leva 100:1, ovvero impegnando 1.000 euro ma esponendosi a un capitale complessivo di 100.000 euro. A partire dalll’1 agosto, invece, la leva finanziaria non può superare il rapporto di 30:1 per le valute principali e 20:1 per gli altri cross valutari. Requisiti ancora più stringenti per gli altri tipi di asset, come materie prime, azioni e criptovalute. Per quanto concerne l’oro e gli indici principali, infatti, la leva massima applicabile è di 20:1, rapporto che scende a 10:1 per le materie prime diverse dall’oro e gli indici secondari, 5:1 per  le azioni, a prescindere dalla borsa di riferimento, e 2:1 per le valute virtuali, come Bitcoin, Ripple, Etheretum e altre altcoin.

Conclusioni

La nuova normativa introdotta dall’ESMA ha lo scopo di tutelare il trader e garantire una maggiore trasparenza delle operazioni. Allo stesso tempo, però, non bisogna trascurare il rischio che alcuni investitori europei decidano di rivolgersi a broker non europei, privi di autorizzazione, che possono continuare ad applicare leve finanziarie molto elevate. In questo caso il trader, infatti, finirebbe per essere esposto a rischi molto forti.

Criptomonete legali: cosa dice la legge italiana

In un’epoca come quella attuale, in cui tutti quanti sono sempre connessi tramite computer e smartphone, non si può trascurare un argomento importante come quello delle criptomonete. Non a caso in alcune nazioni come l’Estonia si sta introducendo addirittura la possibilità di pagare tramite criptomonete e anche in Italia alcune città hanno deciso di introdurre dei sistemi grazie ai quali poter convertire euro in bitcoin oppure effettuare pagamenti. Ma entriamo nei dettagli e scopriamo assieme cosa dice la legge italiana in merito alle criptomonete.

Il parere di Banca d’Italia e Agenzia delle Entrate

Innanzitutto è bene ricordare che in Italia utilizzare le criptomonete è assolutamente legale, così come in tutta Europa. Ma cosa prevede per l’esattezza la normativa italiana?

Il concetto di “moneta virtuale” è stato per la prima volta riconosciuto in Italia, in base alla direttiva (UE) 2015/849 relativa alla prevenzione dell’uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo e recante modifica delle direttive 2005/60/CE e 2006/70/CE, il testo è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale relativa alle norme antiriciclaggio DECRETO LEGISLATIVO 25 maggio 2017, n. 90  ed entrata in vigore il 4 Luglio 2017.

Il 30 Gennaio 2015, inoltre, la Banca d’Italia con una nota dal titolo “Avvertenza sull’utilizzo delle cosiddette “valute virtuali”, ha voluto sancire da un lato la pericolosità e dall’altro la validità delle criptomonete, prendendo come riferimento la forte volatilità.

Il problema delle tassazioni

Altamente volatili, uno dei problemi alla base dell’utilizzo delle criptovalute, quindi, è la loto tendenza ad avere variazioni accentuate e imprevedibili. Come conseguenza si ha difficoltà a stabilire la tassazione da applicare sui proventi provenienti dai margini ottenuti dalla cosiddetta “lavorazione” delle criptomonete. Non a caso a tal proposito vi sono varie interpretazioni ufficiali dell’Agenzia delle Entrate, che non solo da indicazioni sulla modalità di calcolo, ma anche sulla relativa voce da aggiungere nella dichiarazione dei redditi.

Conclusioni

A questo punto è chiaro che l’utilizzo delle criptomonete in Italia è assolutamente legale. Allo stesso tempo, però, si è ancora all’inizio e bisognerà soffermarsi ulteriormente sull’argomento, in modo tale da creare una normativa ad hoc. In fin dei conti si tratta di una forma di valuta moderna, che nel futuro prossimo potrebbe addirittura trasformarsi in una delle principali forme di pagamento. Proprio per questo motivo non bisogna farsi trovare impreparati ed è importante prestare l’opportuna attenzione.

Si ritorna, quindi, al solito problema della non sempre facile convivenza tra innovazione e regolamentazione. Molti dei fautori dell’innovazione sostengono che per poter garantire la stessa sopravvivenza di processi innovativi, come le criptomonete, sia cruciale lasciarli liberi da ogni sovrastruttura regolatoria. Dall’altro canto, però, è importante che vi sia una normativa ad hoc. D’altronde le criptomonete sono ormai uno strumento di negoziazione che è entrato a pieno titolo nelle dinamiche sociali e si fa sempre più strada. Non a caso, le concrete possibilità che la criptomoneta, nelle sue varie forme, sostituisca la moneta legale e passi in primo piano nella regolamentazione delle transazioni commerciali tra privati e aziende è una questione su cui autorità di regolamentazione ed esperti settoriali stanno ancora cercando di dare una risposta.

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